La rizoartrosi è una forma di artrosi molto diffusa e invalidante che colpisce la base del pollice. Intervenire ai primi sintomi di dolore permette di bloccarli sul nascere e arrestare il processo degenerativo dell’articolazione. Ecco i consigli del professor Marco Lanzetta, Consulente internazionale dell’Istituto Italiano di Chirurgia della Mano e del Centro Nazionale Artrosi.
«L’articolazione trapezio-metacarpale che risiede alla base del pollice è un’articolazione altamente instabile che lavora in condizioni svantaggiose – spiega il professor Marco Lanzetta -. Si tratta dell’articolazione che consente il movimento di opposizione del pollice alle altre dita, così importante nell’evoluzione umana. La rizoartrosi ha origine meccanica, è quindi un tipo di disturbo molto diffuso soprattutto tra le donne over 45 e tende a peggiorare con l’avanzare dell’età. Sebbene il fattore ereditario abbia una certa rilevanza nell’insorgenza di questa patologia, la sua presenza non implica necessariamente un’artrosi generalizzata».
Artrosi al pollice: attenzione ai segnali
«Tutto ha inizio da un piccolo legamento che, con un deterioramento lento e progressivo, provoca un spostamento graduale del pollice dalla sua sede naturale – prosegue il professor Marco Lanzetta -. Il primo segnale è la comparsa di una piccola protuberanza alla base del pollice che provoca dolore, inizialmente lieve e solo sotto sforzo. Con il progredire della malattia, il dolore aumenta di intensità, anche a riposo e di notte, e provoca una diminuzione della forza. Gesti quotidiani come aprire un barattolo, girare la chiave nella serratura, aprire la porta con la maniglia o indossare le calze si fanno via via sempre più difficili da eseguire fino a diventare impossibili».
Come trattare la rizoartrosi
«Una volta che la malattia si è instaurata purtroppo non può regredire – spiega l’esperto -. Per questo motivo è molto importante intervenire all’insorgere dei primi sintomi in modo da alleviare il dolore e contenere il più possibile l’evolversi della malattia».
Il primo passo è la radiografia (Rx) che consente di inquadrare lo stato di avanzamento della patologia in uno dei cinque stadi che ne classificano la gravità. «Nei primi tre stadi, cioè nelle artrosi di grado lieve e medio – prosegue il professor Lanzetta -, il trattamento è di tipo conservativo con l’ausilio di terapie fisiche, farmaci antinfiammatori e tutori. Altrettanto importante è educare il/la paziente nei comportamenti della vita quotidiana, al fine di apprendere come muovere la mano per alleviare il dolore ed evitare di peggiorare la sintomatologia. Dal quarto stadio, cioè nelle artrosi di grado elevato, solo la chirurgia è risolutiva. Mentre un tempo si ricorreva all’artrodesi, ovvero alla fissazione delle componenti dell’articolazione, oggi le tecniche chirurgiche sono molto più sofisticate, e permettono anche interventi di protesi: in quest’ultimo caso si rimuove l’articolazione consumata e si ricostruiscono i legamenti in modo biologico usando i tendini e le strutture anatomiche che passano accanto all’articolazione del pollice».
I tempi di recupero post-intervento
«L’intervento chirurgico non deve spaventare: si tratta di un’operazione che si effettua molto di frequente e i tempi di recupero sono piuttosto ridotti – assicura il professor Marco Lanzetta -. Dopo l’intervento, il pollice viene immobilizzato in modo parziale per consentire il movimento, seppur non completo, della mano. Dopo circa tre settimane, tolto il tutore o la stecca, il paziente sarà in grado di eseguire movimenti elementari come vestirsi, mangiare o guidare. In seguito sarà necessario rivolgersi a un fisioterapista specializzato nella cura della mano con il quale impostare un programma di riabilitazione. In qualche settimana, il paziente potrà recuperare l’uso completo della mano e ritroverà la mobilità e la funzionalità che l’articolazione aveva prima dell’insorgere della rizoartrosi».
Credit photo: unsplash