L’artrosi dell’anca è una patologia in forte aumento. Tra il 2000 e il 2015 in Italia, i casi diagnosticati e trattati tramite l’impianto di una protesi sono passati da 50 a 350 mila e di questi una buona percentuale ha riguardato persone piuttosto giovani, di età intorno ai 45 anni. Il professor Marco Lanzetta, ortopedico e Consulente Internazionale del Centro Nazionale Artrosi, utilizza con successo da diversi anni un approccio rivoluzionario per la cura dell’artrosi d’anca che esclude o ritarda notevolmente nel tempo l’impianto della protesi: le infiltrazioni di cellule mesenchimali.
La terapia con cellule mesenchimali ha il grande vantaggio di essere una tipologia di cura che sfrutta le risorse presenti all’interno del corpo del paziente. Attraverso una semplice procedura, il grasso presente nell’addome o nelle cosce viene prelevato e, dopo averlo opportunamente trattato per estrarne le cellule mesenchimali, viene iniettato all’interno dell’articolazione artrosica allo scopo di stimolare la rigenerazione della cartilagine e ridurre così il dolore.
Quali sono i sintomi dell’artrosi? Come viene diagnosticata?
“Il principale segnale d’allarme è il dolore. A causa di questo la persona dapprima inizia a fare fatica a svolgere le normali attività quotidiane come camminare, salire e scendere le scale, infilare calze e scarpe e in seguito gradualmente inizia a zoppicare – ci spiega il professor Lanzetta. – Il paziente che si rivolge a noi lamentando questi sintomi viene sottoposto a una visita approfondita che si svolge con un doppio approccio, dinamico e statico. Valuteremo infatti sia la camminata (per verificare eventuali squilibri posturali) sia lo stato delle altre articolazioni che (come conseguenza secondaria all’artrosi dell’anca) potrebbero aver subito danni dovuti a posture scorrette non trattate per tempo con la fisioterapia. Il paziente dovrà poi sottoporsi a una radiografia, l’esame più indicato per valutare con precisione il grado di artrosi dell’anca”.
Quali sono i vantaggi del trattamento conservativo con cellule mesenchimali?
“Il primo fondamentale vantaggio di questa terapia è che possono farla tutti. Non esistono limitazioni rispetto all’età del paziente né al tipo di attività svolta nella vita quotidiana, anzi è un trattamento altamente consigliato agli sportivi che, come noto, usurano molto le articolazioni. Si tratta inoltre di un trattamento che possiamo definire autologo perché il materiale biologico iniettato nell’articolazione proviene dal paziente stesso e questo fatto riduce quasi totalmente il rischio di rigetto. Un ulteriore vantaggio è dato dal fatto che, grazie a questa procedura, possiamo essere in grado se non di eliminare almeno di ritardare molto l’impianto di una protesi qualora sia necessaria”.
Come si svolge il trattamento?
“L’intervento si svolge in anestesia locale e ha una durata di circa trenta minuti. Il paziente potrà tornare immediatamente a casa sulle sue gambe senza che sia necessaria una degenza. Attraverso una liposuzione, che ha come effetto secondario anche un vantaggio estetico, si preleva con una siringa la quantità necessaria di tessuto adiposo dalla pancia o dalla coscia del paziente. Il materiale biologico prelevato sarà poi trattato all’interno di un dispositivo che, attraverso delle piccole sfere metalliche, sarà in grado di separare le cellule mesenchimali dal materiale di scarto. Le cellule così ottenute e purificate verranno iniettate all’interno dell’articolazione con l’aiuto di una strumentazione radiologica (generalmente una scopìa) in modo da agire con la massima precisione. Le cellule mesenchimali sono cellule staminali giovani che contribuiscono a stimolare la rigenerazione cartilaginea. Le preleviamo dal grasso perché nel tessuto adiposo sono numerosissime, ben 500 volte più che nell’osso”.
Un impegno a 360 gradi per vincere l’artrosi
“Possiamo dire che combattere l’artrosi è la nostra missione – conclude il professor Lanzetta – e l’impegno con cui seguiamo i nostri pazienti si declina in una serie di consigli che partono dalle infiltrazioni di cellule mesenchimali, ma proseguono con la fisioterapia, i consigli dietetici e il supporto di integratori. La fisioterapia è molto importante perché dobbiamo aiutare l’articolazione a lavorare correttamente in modo da consentire alle cellule mesenchimali che abbiamo infiltrato di raggiungere anche le parti periferiche dell’articolazione. Per circa un mese il paziente lavorerà con l’aiuto del fisioterapista, in seguito gli indicheremo una serie di esercizi semplici da eseguire a casa nei vari momenti della giornata: mobilità al mattino, lavoro attivo al pomeriggio. La dieta e gli integratori saranno invece di grande aiuto a ridurre i processi infiammatori consentendoci di diminuire o eliminare completamente l’uso di farmaci. Concludendo, l’artrosi è una patologia che si può curare, ma è necessario intervenire tempestivamente. Rivolgersi allo specialista all’insorgere dei primi sintomi può aiutare ad arrestare completamente la malattia ed evitare che divenga necessario l’impianto di una protesi”.
>> Lo sai che il professor Marco Lanzetta è l’autore dei libri La Dieta Anti-Artrosi?